Architettura altomedioevale

La tradizione occidentale, che, dopo la scissione dell’impero romano, mantenne caratteri originali rispetto all’arte bizantina, esaurì la sua vitalità a seguito della calata dei barbari. Le invasioni di queste popolazioni, oltre a dissolvere l’impero romano d’occidente, resero precarie le condizioni di vita, al punto che la produzione artistica scomparve quasi del tutto. La cesura più netta avvenne a metà del VI secolo, quando una serie di epidemie, carestie, guerre, saccheggi ed altro, ridussero sensibilmente la popolazione europea, creando una soluzione di continuità nella trasmissione del «saper fare» artistico ed architettonico. I sopravvissuti a questo periodo di calamità, morti i loro padri che ancora conservavano alcune conoscenze tecniche in materia di architettura, si trovarono a rivivere un grado zero della civiltà. Bisognava reinventarsi tutto, partendo dal nulla.

I barbari non portarono con sé una propria tradizione costruttiva, ma, nei vari regni che formarono, contribuirono al formarsi di tecniche locali. La loro produzione rimase però di scarsa entità, muovendosi tra due coordinate: edifici molto semplici e dall'aspetto spoglio, oppure rielaborazione di modelli tardo-antichi e bizantini, quando dovevano realizzare edifici dal maggior significato simbolico o politico.

La loro tuttavia rimase una produzione molto limitata, giacché l’alto medioevo si caratterizzò per la tendenza a vivere non in ambiti urbani – le città – ma in ambiti rurali. L’economia decadde a livelli molto primitivi, l’agricoltura veniva pratica in forme di auto-sussistenza, le funzioni politico-amministrative, che erano esercitate nelle città, scomparvero del tutto.

L’alto medioevo si caratterizzò, infatti, per un’istituzione molto particolare, il feudalesimo, che sostituì il diritto romano con il suo corpus legislativo e le funzioni di magistrature connesse. Scomparvero i tribunali e le cariche amministrative in genere, restando, a base del contratto sociale, non la legge ma il patto feudale, che veniva a coinvolgere le persone fisiche in rapporti di dipendenza personali molto stretti.

Così le città persero molto delle loro funzioni, e finirono per languire in uno stato di semi abbandono. I signori feudali preferivano vivere in castelli che sorgevano al di fuori delle città; le popolazioni urbane finirono anch’esse per spostarsi nei dintorni dei castelli, o in villaggi rurali – le «curtes» – che si basavano su un principio di auto sussistenza agricola ed artigianale. Gli unici centri di vita religiosa che rimasero in ambito urbano furono i vescovati, mentre anche la vita monastica si orientò in ambiti extra urbani: infatti, i maggiori monasteri dell’epoca sorsero in posizione rurale. Da rilevare che questi monasteri rimasero gli unici centri di vita culturale, grazie ai loro «scriptoria», che hanno tramandato la cultura letteraria e filosofica dell’antichità classica.

Appare evidente che le città si ritrovarono sovradimensionate per le esigenze dell’epoca, perciò si provvide per lo più a riutilizzare gli edifici già esistenti, piuttosto che costruirne di nuovi. Ed anche quando si andò alla costruzione di nuovi edifici, questi riutilizzarono molti dei materiali di spoglio che provenivano da altri edifici in rovina. Se un edificio alto medievale ha delle colonne, queste provengono sicuramente da qualche edificio romano. Infatti la tecnica costruttiva del tempo si basava non più sulla lavorazione della pietra e del marmo, ma solo sull’impiego del mattone e del legno.

In questa fase inizia l’elaborazione di quelle tecniche costruttive, che dopo l’anno mille, dettero luogo alla fioritura dell’architettura romanica. Non a caso questo periodo viene spesso definito, specie in riferimento alla vicenda architettonica, «pre-romanico».

Le poche costruzioni note di questo periodo sono in genere chiese dalla modesta dimensione, che proseguono la tipologia basilicale delle prime chiese paleocristiane. Le campate, però, non sono in genere separate da colonne, ma da pilastri di mattoni. Esse sono sormontate da archi, e al di sopra sorreggono rudimentali capriate lignee. Un discorso a parte bisogna invece fare per i pochi edifici di carattere regale, quali le cappelle palatine, che sorsero in questi secoli. Per il maggior carattere aulico che esse dovevano avere, furono progettate sul modello degli edifici classici, che però vennero ad essere interpretati secondo una visione bizantina.

Così la cappella Palatina di Aquisgrana, voluta da Carlo Magno, imitava in maniera molto chiara il San Vitale di Ravenna, mentre la chiesa di S. Sofia di Benevento, voluta dal duca longobardo Arechi II, presentava un’originale sintesi di visioni spaziali tardo romane e bizantine, con tecniche costruttive del primo medioevo occidentale. In ogni caso il modello rimase Bisanzio, che con la sua architettura conservava una tradizione che in occidente si era quasi spenta.



I castelli

L'arrivo dei Barbari comportò l’edificazione da parte dei romani di nuove fortificazioni, come le Mura Aureliane. Tuttavia è con la caduta dell'Impero romano d'Occidente e il conseguente annullamento del potere centrale che si cominciò a sviluppare l'idea di un edificio fortificato adatto a difendere un territorio. Nacquero così i primi castelli, ovvero accampamenti organizzati con diverse strutture di difesa. Molti castelli in principio erano solo delle torri di guardia isolate, solitamente di legno, adatte a proteggere appezzamenti di terreno e a controllare passaggi obbligati. Con il passare degli anni per castello si iniziò a indicare un complesso di edifici fortificati, a volte comprendenti un intero borgo, abitato dal popolo che serviva il signore, chiamato castellano, e che, all'occorrenza, si rifugiava all'interno del complesso fortificato sopportando assedi.

Nel tardo Medioevo castelli furono edificati in molte grandi città. La ricerca storiografica ha indicato il X secolo come l'inizio di un vero e proprio incastellamento, allo scopo di controllare e fronteggiare le insubordinazioni cittadine.

Il castello ebbe funzione difensiva fino al tardo XVI secolo. I castelli medievali, a partire dal XV secolo, furono anche fortemente trasformati e adattati all’utilizzo delle sopraggiunte armi da fuoco. Le torri alte e svettanti divennero più basse e larghe fino a divenire bastioni a forma di punta, per meglio deviare i colpi d'artiglieria. Venne anche abbandonata la fisionomia difensiva per compartimenti stagni in favore di una più ampia accessibilità delle varie parti, in modo da poter agevolmente raggiungere i punti sotto attacco e rifornirli di munizioni e uomini. Il passaggio dai castelli medievali del primo tipo (che avevano nella compartimentazione e nell'altezza i propri punti di forza) a quelli aggiornati per la difesa dai colpi delle armi da fuoco sempre più potenti, avvenne per gradi, con strutture dette di transizione (rocche di transizione).

Si ebbe, pian piano (oltre al progressivo infossamento e abbassamento, dove il fossato non serve per il riempimento con acqua, ma per nascondere le file di bombarde più in basso, pronte al tiro ficcante), il passaggio a torrioni tondi, maggior spessore delle mura, aggiunta di una punta ai torrioni tondi che assunsero la forma in pianta ad asso di picche. Tale conformazione serviva ad evitare che gli attaccanti raggiungessero il punto cieco nel quale non si poteva essere raggiunti dall'azione del tiro di fiancheggiamento, cioè dei colpi incrociati provenienti dagli altri torrioni vicini. Nelle rocche e castelli di transizione si ebbe anche la progressiva trasformazione della bombardiera e della corrispondente finestra di sfiato fumi, la cui fisionomia permise di datare le strutture e di riconoscere le varie fasi della evoluzione difensiva di determinate opere militari dell'epoca di transizione.

Inizialmente le mura difensive erano a Castra, ossia perimetrali all'accampamento centrale, circondate di torri di guardia in legno, che dal X secolo furono sostituite da torri in pietra.

La parte apicale delle mura difensive dei castelli presenta la caratteristica architettonica della merlatura, che consiste in un'alternanza di settori pieni e vuoti, così a formare una sommità dentata. Lo scopo delle merlature era la protezione dei soldati sui camminamenti dagli attacchi di arcieri e frombolieri. Dai bordi dei merli si aprivano le caditoie, delle botole che consentivano di versare sui nemici acqua bollente o pietre.

Esistono due stili architettonici di merlature:

  • merlature ghibelline (o imperiali), che presentano sommità a coda di rondine;

  • merlature guelfe (o papali), a corpi quadrati

Anche se Guelfi e Ghibellini effettivamente utilizzarono queste divisioni architettoniche per distinguere i propri castelli, negli anni successivi le merlature furono costruite a discrezione dei progettisti.

Le torri furono inizialmente costruite con pianta quadrata, ma permetteva poche linee di tiro ed era vulnerabile agli scavi nelle fondamenta da parte dei nemici per farla crollare. Più tardi iniziarono a comparire rare torri a ianta poligonale, che offrivano più linee di tiro. Ultima e più recente è la torre rotonda , ideata tra XII e XIII secolo dal re di Francia Filippo II Augusto, che le preferì alle precedenti perché non poteva essere minacciata dagli scavatori e offriva illimitate linee di tiro. Le torri potevano essere scoperte o coperte da un tetto a capanna o conico.

I castelli erano caratterizzati dalla presenza o meno del mastio o maschio. Questa è una torre caratterizzata da un'altezza superiore alle altre. Quando è presente, è circondato da più di una fila di muri. Al suo interno vi era il centro nevralgico del castello ed era usato come ultima difesa in caso di attacco. L’accesso a tale torre non era infatti diretto, ma richiedeva l'attraversamento di alcune aree dell'edificio esposte al fuoco proveniente dalle feritoia dal mastio stesso.

In assenza del mastio, il castello ha un grande cortile centrale e le stanze del signore e la cappella sono nel cortile o nelle mura.

Dopo il periodo delle cruenti battaglie alcuni castelli furono ristrutturati come residenze signorili per le famiglie nobili. Questa trasformazione è stata particolarmente forte in Francia, dove i numerosi castelli reali della Valle della Loira sono stati trasformati in splendidi palazzi. Ancora oggi oltralpe si usa distinguere questi château dalle fortezze che mantengono aspetto medievale, chiamate château-fort. Altri castelli, invece, divennero prigioni, altri ancora insediamenti militari.